Commercialisti italiani ammettono: “Fisco da record: lavoriamo per pagare le tasse!”
Che le tasse in Italia siano asfissianti ormai non è più una notizia, da anni gli Italiani sono assediati da ogni tipo di tassa che parte da quelle sul lavoro, e continua in decine di altri settori.
Il fisco italiano, in sostanza, distrugge il reddito dei cittadini e rende il lavoro una situazione umiliante con stipendi da fame, mangiati da tasse e accise che non permettono vite dignitose.
La Fondazione dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Rimini ha stilato un dossier che riporta una serie di analisi per confermare l’assoluta grave situazione in cui versano i lavoratori dipendenti ed autonomi proprio a causa del fisco.
Tale studio è stato spiegato dal Professor Giuseppe Savioli, Presidente della Fondazione dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Rimini che ha spiegato come in Italia sia praticamente impossibile, o comunque sconveniente, gettarsi nel rischio di aprire un’impresa, che verrebbe puntualmente stritolata dall’incredibile serie di tasse imposte dallo Stato, come più volte disperatamente fatto notare dai contribuenti, sempre più non ascoltati dai Governi.
Sono stati presi da esempio tre residenti del Comune di Rimini, Mario, Giovanni e Marco, tutti e tre con un nucleo familiare composto da capofamiglia, moglie e un figlio universitario, tutti con casa di proprietà, un autoveicolo di cilindrata media e con il “tentativo” di tenere da parte ogni anno il 10% del reddito.
Mario, il primo dei tre presi ad esempio, è un impiegato dipendente con uno stipendio di 1.300 euro mensili, ed un reddito annuo di 18.200 euro. Tale situazione riceve una pressione tributaria diretta del 16,2% e una pressione fiscale inclusiva di contributi previdenziali e assistenziali del 25,4% del reddito lordo.
Facendo due calcoli, tale pressione si traduce in 6.382 euro, ma se si aggiungono i contributi a carico del lavoro, la pressione totale arriva al 51,5%, che riportato in cifre lascia al povero lavoratore Mario uno stipendio netto spendibile di 990 euro al mese.
Facendo ancora dei calcoli, Mario riceve un prelievo fiscale annuo di 12.606 euro, che tradotti in giorni lavorativi sono praticamente 187 giorni. Il Signor Mario, dunque, lavora ogni anno dal 1 Gennaio al 6 Luglio solo per pagare le tasse.
Il secondo esempio è quello di Giovanni, un dipendente che percepisce uno stipendio di 2.500 euro al mese ed un reddito di 35.000 euro annui. Giovanni riceve una pressione tributaria diretta del 29,2% che sommato alla pressione fiscale inclusiva si traduce in un prelievo di 9.108 euro annui.
Per il Signor Giovanni la pressione totale, comprensiva anche dei contributi a carico del lavoratore, arriva al 54%, che significa un reddito mensile spendibile di 2.133 euro al mese. Per Giovanni, quindi, ci sono ben 30.730 euro all’anno di prelievi fiscali, che tradotti in giorni lavorativi corrispondono a 199 giorni ogni anno. Il Signor Giovanni, dunque, lavora ogni anno dal 1 Gennaio al 18 Luglio solo per pagare le tasse.
Il terzo esempio riguarda il signor Marco che è un imprenditore che guadagna un reddito annuo di 24.500 euro. Escludendo dallo studio tutti i calcoli sulle imposte come iscrizione al CCIAA, contributo al CONAI, imposte di bollo varie e tasse su carburanti, energia ed altro tipo di assicurazioni obbligatorie, al Signor Marco viene applicata una pressione fiscale totale del 63%, praticamente due terzi del reddito totale, per circa 1280 euro ogni mese di imposte, lasciando all’imprenditore una cifra spendibile di appena 761 euro netti.
Secondo i calcoli fatti in precedenza, il Signor Marco, imprenditore, lavorerà 229 giorni all’anno solo per pagare le tasse, dal 1 Gennaio al 17 Agosto.