Il Reddito di Cittadinanza è un fallimento: il 98% di chi lo percepisce, non ha lavoro.
Dopo mesi di campagna elettorale ed in seguito di discussioni nelle stanze del Governo, il 28 gennaio 2019 fu finalmente approvato il decreto che conteneva il famoso Reddito di Cittadinanza.
Subito dopo il sussidio è entrato in vigore ed a marzo partirono le migliaia di domande da parte delle persone che lo stavano aspettando con trepidazione.
Dopo qualche settimana di dubbi, dal 18 Aprile sono arrivate le prime tessere del Reddito di Cittadinanza con gli importi mensili. Già da alcuni dati è trapelata la delusione: molti beneficiari si sono ritrovati assegni che non arrivavano a cento euro mensili, grazie ai calcoli di Isee e reddito percepito nell’annualità precedente. Si è quindi passati da una grande enfasi iniziale da parte del Movimento Cinque Stelle a più caute espressioni.
Ad un anno di distanza si possono analizzare dei dati più precisi per la misura che ha portato gran parte del consenso al Movimento Cinque Stelle. I beneficiari del Reddito di Cittadinanza sono di gran lunga inferiori alle attese, ma soprattutto la dichiarazione di Luigi Di Maio: “il Reddito di Cittadinanza non nasce per pagare chi vuole stare a casa sul divano, le persone saranno aiutate a trovare un lavoro, ma intanto svolgeranno lavori socialmente utili”, è stata più volte smentita, con i Comuni che non hanno assegnato tali lavori socialmente utili e i centri per l’impiego si sono ritrovati totalmente impreparati per ricollocare le persone.
La cosiddetta “Fase 2”, quella della ricollocazione dei beneficiari del Reddito di Cittadinanza, dunque, è stata un totale fallimento. Solo 18.000 persone hanno trovato un lavoro, e sono un terzo di queste hanno firmato un contratto a tempo indeterminato. Oltre 650.000 persone ricevono il Reddito di Cittadinanza, ma non sono state per nulla aiutate nella ricerca di un lavoro e soprattutto le aziende non sono aiutate dai centri per l’impiego che non sono in grado di segnalare tali persone.
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